venerdì 4 gennaio 2013

Dalla paura dell’altro alla lotta contro di lui


Dall'intervento di Alberto Eiguer durante il convegno del 2009 a Riccione.

L’orientamento fallico porta a far sì che ognuno realizzi il suo proprio progetto narcisistico ignorando quello dell’altro. Qual è lo scopo della rivalità tra i generi? Essa mira essenzialmente a nascondere la paura che è risvegliata dall’altro genere. 

Finchè il soggetto si impone all’altro, sente che sfuggirà alla propria castrazione. Molti fantasmi condivisi risvegliano queste paure drammatizzandone il contenuto. La paura della cancellazione dei limiti è strettamente legata al fantasma condiviso di essere divorato o schiacciato dall’altro. La paura della perdita è legata all’impressione fantasmatica d’unità narcisistica, dove l’altro è visto come indispensabile per garantire la propria sicurezza o addirittura per esistere. 

La paura della castrazione ispira il fantasma comune d’incompletezza sessuale ed è alimentata da
esso. Ecc..
Il modello che vi propongo sottolinea come i fantasmi diventano comuni ai due partner, rendendosi evidenti in particolare quando essi sono insieme. Si tratterebbe di una creazione originale del campo condiviso, ispirata da aspetti inconsci che sono normalmente inattivi, al di fuori della vita di coppia (Eiguer, 1984).

Il fantasma dell’uno spaventa l’altro; in quest’ultimo ha luogo un effetto di risonanza psichica, ciò sveglia in lui delle paure fantasmatiche, vicine quasi ad alimentare una inter-fantasmatizzazione, ma questa unione immaginaria non calma i partners. L’intersoggettività si organizza dunque come una terza istanza, nuova, che non ha motivo di persistere se i coniugi si separano. 

Quando la rivalità assume i toni dell’invidia, le rivendicazioni falliche e narcisistiche sono al loro acme. L’altro
soggetto è difficilmente riconosciuto come un essere singolo, il suo desiderio è vissuto come un pericolo. La rivalità che produce emulazione è legata maggiormente all’Edipo, ci si batte con la scusa del legame col genitore per il quale si prova un’attrazione particolarmente forte.

In ogni caso, la differenza sessuale giocherebbe una funzione universale, anche nei casi di coppie organizzate su modalità di dipendenza orale, anaclitica, narcisistica, ossi agitate da conflitti arcaici. In effetti, il soggetto fatica a riconoscere l’altro, perché teme che l’altro lo “aspiri” narcisisticamente, e che l’altro non sia pronto, a sua volta, a riconoscerlo, a sentirsi responsabile per lui e a rispettarlo. Allora ognuno cerca di dominare
sull’altro per essere sicuro di non venir troppo “sminuito”, ossia “ignorato”, a causa dell’essere visto come diverso.

Quanto alla gelosia, essa non è un affetto classico, ma una passione, che copre un ampio spettro a partire dalle forme molto nevrotiche e passionali, passando dalle organizzazioni passionali vicine alle situazioni limite (borderline), fino alle modalità psicotiche come il delirio di gelosia. 

La lotta tra i generi è all’origine di una moltitudine di malintesi e dissapori. Ciascuno trascina il dramma di un’infanzia in cui questa rassicurazione non era evidente. Si rimprovera all’altro ciò di cui si ha avuto paura un tempo: che l’altro non sia capace di accettare la mia qualità, che non abbia fiducia nelle mie potenzialità e
nel progetto di realizzarmi.

Al contrario, l’onnipotenza sembra promettere un ascendente assoluto sul legame e sull’altro.
Per Freud (1932), la lotta tra i generi è animata dalla posizione fallica, la cui volontà è di avere il sopravvento sull’altro.
Questa posizione teorica ha vantaggi e svantaggi, come quello di ridurre la sessualità femminile alla castrazione fallica e ai meccanismi che essa fomenta, in particolare l’idea che la maternità sia la realizzazione del femminile, sembrando il bambino l’equivalente più elaborato del fallo.

Possiamo avanzare l’ipotesi che l’angoscia di castrazione femminile comporti tre dimensioni: fallica, materna e vaginale, quest’ultima manifestandosi nel timore di non provare piacere nel contatto con l’uomo o di non darglielo. Anche per l’uomo la castrazione ha più dimensioni.

E come interpretare il piacere nella prospettiva del legame intersoggettivo? Per l’uomo, è il piacere di introdursi nella cavità sensibile di una donna che prova il piacere d’essere penetrata.
Per la donna, è il piacere di essere penetrata dall’organo sensibile di un uomo che prova piacere nel penetrarla.

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