L’attenzione
della persona in preda ad un conflitto intrapsichico, ricordando
sempre l’importanza della variabile “gravità”, si concentra
sulla necessità primaria di mantenersi in piedi, cioè di non
crollare.
Crollare,
dal punto di vista psichico, è un trauma grave. L’angoscia che
deriva da questa previsione è molto seria, dunque la persona,
dall’età dello sviluppo in poi, farà di tutto per dare a se
stessa la sensazione contraria.
Poiché
la colonna vertebrale è l’asse portante della testa e del tronco,
è quella che subisce per prima gli effetti del conflitto e “cerca”
in modo automatico il costante adattamento alle necessità della
psiche.. Essa determina la postura, cioè la posizione, più o meno
eretta, più o meno rigida, che l’individuo mantiene da fermo.
Lo
fa nei due modi opposti:
- con un eccessivo irrigidimento;
- con un esagerato rilassamento.
La
colonna vertebrale è corretta quando è mobile
in modo da rispondere agli impulsi in maniera equilibrata, senza la
paura di cadere in avanti o indietro, o persino lateralmente.
Non
è esatto pensare che la colonna debba semplicemente stare “a
piombo”, cioè che debba seguire un immaginario filo che dal centro
laterale della testa arrivi al centro laterale della caviglia, come
si dedurrebbe dalla lettura degli esercizi di Lowen (Lowen
e Lowen “Espansione e integrazione del corpo in Bioenergetica”
Astrolabio,
Roma).
Quella è la posizione teorica di partenza, posizione che infatti
viene mostrata nei primi esercizi di correzione posturale.
Ma una
volta stabilita la posizione di partenza, l’elemento più
importante diventa la mobilità.
La
mobilità
rappresenta la sicurezza, l’assenza di paura. L’interpretazione
della mobilità è: in qualunque posizione l’individuo si trovi sa
di reggersi bene in piedi da solo, e sa di poter cambiare posizione
senza correre pericoli.
Perciò
Lowen insiste molto sull’esercizio di grounding, che ha esattamente
il compito di abituare la persona ad ascoltare quanto è autonoma e
salda su se stessa.
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