mercoledì 14 novembre 2012

Da Romanzi di Coppia - Relazione Corpo-Psiche: la postura della colonna vertebrale



L’attenzione della persona in preda ad un conflitto intrapsichico, ricordando sempre l’importanza della variabile “gravità”, si concentra sulla necessità primaria di mantenersi in piedi, cioè di non crollare.

Crollare, dal punto di vista psichico, è un trauma grave. L’angoscia che deriva da questa previsione è molto seria, dunque la persona, dall’età dello sviluppo in poi, farà di tutto per dare a se stessa la sensazione contraria.

Poiché la colonna vertebrale è l’asse portante della testa e del tronco, è quella che subisce per prima gli effetti del conflitto e “cerca” in modo automatico il costante adattamento alle necessità della psiche.. Essa determina la postura, cioè la posizione, più o meno eretta, più o meno rigida, che l’individuo mantiene da fermo.

Lo fa nei due modi opposti:

  • con un eccessivo irrigidimento;
  • con un esagerato rilassamento.
La colonna vertebrale è corretta quando è mobile in modo da rispondere agli impulsi in maniera equilibrata, senza la paura di cadere in avanti o indietro, o persino lateralmente.
Non è esatto pensare che la colonna debba semplicemente stare “a piombo”, cioè che debba seguire un immaginario filo che dal centro laterale della testa arrivi al centro laterale della caviglia, come si dedurrebbe dalla lettura degli esercizi di Lowen (Lowen e Lowen “Espansione e integrazione del corpo in Bioenergetica” Astrolabio, Roma). Quella è la posizione teorica di partenza, posizione che infatti viene mostrata nei primi esercizi di correzione posturale. 
Ma una volta stabilita la posizione di partenza, l’elemento più importante diventa la mobilità.

La mobilità rappresenta la sicurezza, l’assenza di paura. L’interpretazione della mobilità è: in qualunque posizione l’individuo si trovi sa di reggersi bene in piedi da solo, e sa di poter cambiare posizione senza correre pericoli.

Perciò Lowen insiste molto sull’esercizio di grounding, che ha esattamente il compito di abituare la persona ad ascoltare quanto è autonoma e salda su se stessa.


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