venerdì 18 gennaio 2013

La coppia nelle fiabe. Sociodramma per l’infanzia.

Dall'intervento della d.ssa Veronica Borgonovi nel corso del convegno 2010.


“Cappuccetto Rosso fu il mio primo amore.Sentivo che se avessi potuto sposare Cappuccetto Rosso, avrei conosciuto la perfetta felicità.”
Charles Dickens



Il pensiero di Dickens – un ricordo d’infanzia – mi è parso particolarmente pertinente ad introdurci al nostro argomento. Ci parla dell’incontro con l’altro e di quanto questa esperienza sia fondante per la crescita di noi stessi.

E l’esperienza di cui ci parla lo scrittore ci pare – per la tonalità edipica che la connota – quella fantasticata che viene nutrita nell’infanzia dalle spinte dell’idealizzazione, e che, forse, quello stesso bambino, già più grandicello, avrà messo alla prova dei fatti sul terreno più faticoso della realtà.

Non sappiamo se Dickens abbia cercato frammenti del suo primo amore nelle donne che incontrò nella sua vita; possiamo ipotizzare però che Cappuccetto Rosso abbia rappresentato per il piccolo Charles l’oggetto d’amore idealizzato sul quale poter investire le proprie fantasie edipiche evitando le angosce di castrazione e le frustrazioni che sarebbero derivate dal dirigere la propria attenzione sull’oggetto reale – la madre.

Essere attratti da una fiaba, immergersi completamente nella sua lettura, sperimentare a livello affettivo il trasporto amoroso per un personaggio, immedesimarsi nel protagonista sono esperienze fondamentali nell’infanzia, perché diventano funzionali alla comprensione di sé. Il bambino apprende attraverso la narrazione. Le fiabe sono narrazioni che spiegano al bambino in maniera chiara e comprensibile quanto c’è di
complesso dentro di sé. Potremmo definirlo un lavoro di ricerca del significato che il bambino attua per poter comprendere quanto avviene nel suo inconscio; solo così può tentare di risolvere i problemi psicologici – delusioni narcisistiche, dilemmi edipici, rivalità fraterne – che punteggiano il suo processo di crescita.

La fiaba in questo senso offre al bambino del materiale conscio che potremmo definire di “ancoraggio” per i suoi contenuti inconsci che così possono essere meditati, rielaborati e sognati, in una forma contenuta e sempre nella prospettiva ottimistica della risoluzione del conflitto, perché ”la fiaba rassicura, infonde speranza nel futuro e offre la promessa di un lieto fine” (B. Bettelheim).

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