giovedì 4 ottobre 2012

Il sociodramma in un'assemblea cittadina

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Succede abbastanza di frequente che un'ex allieva, o allievo, mi telefoni per chiedermi come fare in una data circostanza, è supervisione telefonica o telematica, ma in genere si tratta di ripassare le regole per un evento normale in cui può servire una delle espressioni del metodo psicodrammatico.
L'altra sera invece Laura, una coraggiosa psicodrammatista uscita dalla nostra scuola per affermarsi a Parma, mi ha telefonato un po' più concitata del solito. Valeva la pena che mi spaventassi, ma ero a fine sedute, quindi abbastanza scarico e l'ho semplicemente ascoltata.
Laura ha sempre idee molto coraggiose rispetto alla sua attuale esperienza ma è capace di portarle avanti con qualche semplice dritta.
In breve mi ha detto che la nuova giunta comunale della sua città in un'impeto di democrazia aveva deciso di far parlare i cittadini in una pubblica assemblea.
 L'idea era affascinante: invece di riunirli per fare le solite trite promesse tipiche dei politici, quel sindaco e quella giunta volevano ascoltare per poi cercare di agire seguendo i loro desideri. Un'idea che il marketing consce a memoria, ma che deve essere realizzata con gli strumenti giusti, altrimenti si rischia di ascoltare solo gli eterni scontenti e i disfattisti che di solito prendono in mano il microfono e non lo mollano più, togliendo agli altri ogni possibilità di partecipazione.
Poiché ci sembrava difficile poter proporre il sociodramma nella sua interezza, almeno per la prima volta, abbiamo deciso di proporne solo la parte iniziale, cioè la divisione in gruppi e un lavoro di raccolta dei temi e problemi proposti dai singoli. In questo modo tutti i presenti, qualunque fosse il loro numero, avrebbero potuto partecipare.
Raccontano i cronisti che qualcuno non ha accettato ed è uscito subito, che il vice sindaco ha appoggiato l'iniziativa e che l'assemblea è stato un succsso.
Siamo davvero soddisfatti. E' un'esperienza che andrebbe riproposta.



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