sabato 20 ottobre 2012

La Prima Coppia



Anche oggi voglio inserire un interessante spunto dal libro "Romanzi di coppia" di A. Rapaggi, restiamo sul tema coppia in vista anche del convegno del prossimo 24 novembre di cui potrete trovare maggiori info nella sezione news.

Nicoletta

Partiamo dal presupposto che l'adulto sia il risultato della somma tra la sua tendenza naturale e l’ambiente affettivo, rappresentato dalle molte esperienze emotive, cognitive e relazionali che s'intrecciano nel tempo della sua formazione.

Accettando questo assunto di base, cercheremo di chiarire che cosa succede nelle coppie adulte.

Consideriamo la prima coppia umana universalmente riconosciuta: la coppia mamma-figlia/figlio.
(In questa prima descrizione considero la coppia classica, rimandando a pagine successive le osservazioni sui vari tipi di coppie attuali, figlie delle mutate condizioni di vita e di cultura).

Dico subito che userò indifferentemente il genere maschile o femminile, a caso, quando parlerò dei bambini, poiché in italiano non esiste un vocabolo neutro per definire l'insieme dei due generi. A meno che non mi riferisca ad una persona specifica.

Distinzioni
Nonostante la dichiarata volontà di trattare tutti i figli allo stesso modo, è palese, soprattutto in chi osserva e deve riparare i danni psicologici, che le mamme hanno differenti modi di accudire un figlio o una figlia, un introverso o un estroverso, un figlio unico, un primogenito o un secondogenito, o l’ultimo della “covata”. Insomma, è abbastanza palese, e mi pare anche comprensibile, che le madri, prima dei padri, risentano della loro tendenza naturale, del genere femminile, della posizione nella famiglia e di come sono state trattate a loro volta a causa di queste variabili.

A proposito della differenza naturale dei due sessi, segnalo una ricerca abbastanza recente (2011) condotta da Marco Del Giudice, pubblicata sulla rivista Public Library of Sciences. Del Giudice ha intervistato un campione di 10.000 soggetti, insieme ai suoi colleghi della Manchester Business School, e ne ha dedotto che le femmine e i maschi presentano differenze sostanziali: per quanto riguarda le femmine sono molto più forti soprattutto nel campo della sensibilità, e anche del calore e dell’apprensione, mentre per quanto riguarda i maschi, hanno dimostrato una netta supremazia nel campo dell’equilibrio emotivo, della coscienziosità e della dominanza.
Devo notare che per quanto il campione descritto fosse numeroso e scelto in due nazioni con culture diverse, non trovo che abbia raggiunto scientificamente l’obiettivo di dimostrare, con sicurezza, che maschi e femmine siano diversi per natura. E mi dispiace. Ci descrive un’ipotesi molto probabile e ci permette di considerarne le conseguenze; dimostra che da adulti maschi e femmine sono diversi, ma non distingue le variabili acquisite nell’ambiente da quelle precedenti la nascita. In questo modo non dice quanto questa diversità possa essere naturale e quanto complicata dal comportamento genitoriale. Tuttavia fa un po’ di chiarezza su un tema che dopo gli anni ’70 era stato vittima di confusioni culturali e sociali, tuttora esistenti. Intendo dire che si era spesso confuso il diritto ad avere le stesse possibilità da parte di maschi e femmine, con il modo con cui gli uni e le altre riescono ad arrivare al medesimo obiettivo.
Altre ricerche, le ultime nell’ambito della teoria dei neuroni specchio, ci confermano che il bambino e la bambina crescono interiorizzando e portando con sé quel trattamento differente iniziale. Anche queste ricerche non sono complete per il semplice fatto che esaminano un solo aspetto del carattere: quello acquisito. Ma restano un contributo molto importante per gli scettici.


Il bambino e la bambina, dunque, si presentano al mondo con il loro bagaglio di tendenze naturali, interiorizzano le modalità relazionali dell’ambiente, partendo da quelle della madre, e cercano di conciliare se stessi con gli altri. In questo tentativo automatico, dunque non cosciente, ricorrono a diversi meccanismi di difesa: rimuovono inconsciamente le emozioni che non sanno gestire quando sono ancora troppo piccoli per farlo, le negano, le spostano, le trasformano in sintomi visibili, cercano di esorcizzarle, le proiettano su altri, e infine rinforzano i comportamenti di cui si fidano di più, quelli conformi alla loro natura. In ogni caso, riportano nelle relazioni future il bene e il male che hanno interiorizzato nella prima parte della loro vita, quella in cui sono stati più dipendenti, e lo fanno quasi sempre in modo altrettanto automatico e inconscio.

Lo sviluppo della personalità avviene così, come in un percorso ad ostacoli, dove chi è trattato in modo sereno vede bene che cosa evitare e che cosa utilizzare, e chi invece è gestito in maniera non equilibrata, contraddittoria, interiorizza l’ansia che caratterizza il conflitto psichico, immaginando pericoli inesistenti, e si prepara continuamente ad affrontare una fantasmatica figura di “drago sputa fuoco” che l’aspetta dietro ogni l’angolo della vita.

Maschi e femmine hanno due modi diversi di reagire alla conflittualità psichica della madre, e in seguito del resto della famiglia, e questo dovrebbe spiegare meglio le ricerche tipo quella di Del Giudice. 

Ad un sintomo simile, lo stato d’ansia palese per esempio, corrispondono mediamente atteggiamenti e comportamenti tipici del genere a cui appartengono i soggetti. Anche i meccanismi di difesa, che come ogni altra parte del carattere, si sviluppano ad ogni successo e regrediscono ad ogni insuccesso, danno l’impressione che chi segue il tratto di genere, maschile o femminile, sia più sicuro di chi non lo può seguire.


Arrivati all’età adulta, i maschi e le femmine hanno un atteggiamento diverso anche nei confronti della psicoanalisi. I maschi mediamente ritengono di poter risolvere i problemi ragionandoci da soli, o con l’assistenza di un consulente psicologo. Solo in extremis ammettono la necessità di farsi aiutare da uno psicoanalista in grado di raggiungere la radice dei problemi, ammettendo che questi possano essere di origine affettivo-sessuale e dominati dall’inconscio. Le femmine viceversa sono attratte dalla possibilità di conoscere questo aspetto profondo del carattere, e seguono il percorso affettivo-sessuale con particolare sensibilità.


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